L’epoca delle grandi conquiste extraeuropee si apre nel 1950 con la vittoriosa scalata dell’Annapurna I, raggiungendo per la prima volta una cima superiore agli 8000 metri.
È interessante notare come contemporaneamente al desiderio di dominare le più alte vette del mondo, si sia ritrovato anche fuori delle Alpi il gusto di ricercare non tanto l’altitudine quanto la bellezza della montagna o di un certo versante; si riproduce così in campo mondiale quel processo già concluso nelle Alpi, il gusto di conquiste delle cime minori ma spesso più difficili e della riconquista per le vie più impegnative.
Vediamo sotto questo aspetto nel Nord America la scalata dell’elegante e difficile sperone della parete Sud del McKinley, la vetta più elevata della catena d’Alaska. Il Mount McKinely, conosciuto anche con il nome indigeno di Denali, “il Grande Uno”, ha preso il nome del venticinquesimo Presidente degli Stati Uniti, William McKinley. Il maestoso versante meridionale del Mount McKinley, collocato in prossimità del Circolo Polare Artico, domina il ramo Nordest e il ramo Est del Kahiltna Glacier. Il McKinley è una montagna imponente caratterizzata da alti bacini glaciali separati da un sistema complesso di creste e speroni. Esistono due cime: il North Peak di 5934m e il più alto South Peak di 6194m.
Nel 1910 la sua cima era già stata raggiunta lungo il più facile ghiacciaio di Muldrow e la cresta Karstens Ridge da una spedizione formata da uomini del luogo. Sono Billy Taylor e Pete Anderson a piantare un’asta sulla cima del North Peak. Successivamente nel 1913, con un’impresa che richiede 50 giorni, Walter Harper, Harry Karstens, Robert Tatum e Hudson Stuck conquistano il South Peak.
A questo punto veniamo a descrivere l’aspetto che riguarda da vicino l’alpinismo della nostra città in relazione al Mount McKinley, obiettivo che vede la sua origine da un’idea dello sfortunato Carlo Mauri, costretto alla rinuncia a causa di un grave incidente sciistico in Val Veny, ispirato dallo scrittore-alpinista Piero Ghiglione e a sua volta suggerito dal pioniere Bradford Washburn, alpinista, scienziato e fotografo.
Riccardo Cassin, indubbiamente l’alpinista italiano di maggior successo degli anni trenta e intramontabile caposcuola dell’alpinismo lecchese, guida una spedizione di giovani Ragni, organizzata dal CAI di Lecco e patrocinata dalla Città di Lecco, alla conquista di questa tremenda parete di 3200 metri di dislivello. Le difficoltà di IV e V grado superate a quota 6000 e nelle condizioni climatiche particolari dell’Alaska danno la misura di questa impresa. Lasciata la città di Talkeetna e raggiunta la zona, che si trova nel Denali National Park, con un piccolo aereo munito di pattini pilotato da Don Sheldon, in quindici giorni si risolvono i problemi relativi all’attrezzamento del campo base, posizionato sul braccio Est del ghiacciaio Kahiltna, e ai primi di luglio dell’anno 1961 si attacca la parete.
I sei alpinisti arrampicando a turno divisi in due cordate portano un terzo campo fino a quota 5200. Di qui la mattina del 19 luglio attaccano gli ultimi 1000 metri di dislivello che ancora li separano dalla cima. Sono tutti insieme a raggiungerla: Annibale Zucchi, Romano Perego, Luigino Airoldi, Gigi Alippi, Jack Canali e Riccardo Cassin. Quando la temperatura è fra i 30 e i 40°C sotto zero, alle 23 raggiungono la cima; non stupisca l’ora notturna perché il McKinley si trova vicino al Polo che in questo periodo non fa mai buio.
Un chiodo da ghiaccio con tante bandierine, e anche una statuetta di San Nicolò, patrono della città di Lecco, rimane lassù a testimoniare la grande qualità degli alpinisti lecchesi. Più drammatica è la discesa lungo la stessa via attrezzata nella salita, per la difficoltà di ritrovare il percorso così mutato sotto forti nevicate e per il freddo intenso che dopo ben 23 ore di continua esposizione causa dei congelamenti che per fortuna non avranno conseguenze.
La via “Città di Lecco”, che si sviluppa su un gigantesco sperone che sale dritto alla vetta, è riconosciuta internazionalmente come una delle più grandiose imprese alpinistiche di tutti i tempi.
Ad impresa finita i nostri alpinisti lecchesi ricevono un telegramma di rallegramento e di congratulazioni da John F. Kennedy, Presidente degli Stati Uniti.
Di seguito riportiamo il testo della comunicazione telegrafica di John F. Kennedy a Riccardo Cassin:
“CASA BIANCA – WASHINGTON – 26 luglio 1961.
A Riccardo Cassin, capo della spedizione Italiana al Mount McKinley.
Desidero esprimere le mie più profonde congratulazioni a Lei e a tutti i membri della compagine italiana che hanno realizzato una così splendida scalata al Mount McKinley.
Questa conquista ottenuta in condizioni fra le più difficili è la migliore testimonianza della Vostra superba forza ed abilità.
La nostra Nazione è orgogliosa di avere vissuto entro i suoi stessi confini questa impresa che è servita a stringere ancor più i legami fra gli Stati Uniti e l’Italia ed ha ricevuto l’ammirazione di tutto il mondo”.
John F. Kennedy
Il settimanale LIFE, periodico tra i più diffusi della stampa Statunitense, dedica ben 10 pagine e la prima di copertina del numero del 28 agosto 1961 alla grande impresa: “Italian climbers in Alaska conquer the ‘Devil’s creation’.
Bibliografia:
“La Sud del McKinley” di Riccardo Cassin
“Breve storia del Denali” di Mirella Tenderini
Collana “Le Tracce” – CDA – Centro Documentazione Alpina, anno 2000
“CAI Lecco – Un secolo di storia 1874-1974” di Aloisio Bonfanti
CAI Lecco, anno 1975
“CAI Lecco – 120 anni – 1874-1994” di Annibale Rota,
Ambrogio Bonfanti, Vasco Cocchi e Renato Frigerio
CAI Lecco, anno 1995
“Orme su vette lontane – Alpinisti lecchesi nel mondo” di Giorgio Spreafico
Editore La Provincia SpA, anno 2002
“Tricolore sulle più alte vette” di Mario Fantin
Arti Grafiche Tamari, anno 1975
“Una vita tra le montagne” di Goretta Traverso
Collana “Oltre Confine” – Alpine Studio, anno 2012
“Atlante dell’alpinismo – Le grandi montagne raccontate dai grandi protagonisti”
di Audrey Salked
Istituto Geografico De Agostini, anno 1999
“Capocordata – la mia vita di alpinista” di Riccardo Cassin
Collana “I Licheni” – Vivalda Editori, anno 2001
UNO SGUARDO STORICO
Alcuni rilievi cronologici:
anno 1967 – seconda ascensione della via Cassin ad opera di una cordata giapponese;
anno 1976 – prima salita solitaria della via Cassin effettuata da Charlie Porter;
anno 1982 – prima ascensione invernale della via Cassin realizzata in 8 giorni da
M. Young, R. Mear e J. Waterman;
anno 1985 – prima ascensione della “Ridge of No Return” effettuata da Renato Casarotto,
in stile alpino, con cinque bivacchi. Si tratta della prima via di una certa importanza aperta in solitaria. Si sviluppa attraverso l’impressionante cresta con doppie cornici che si collega alla cresta Sud, ed è senz’altro il culmine dell’alpinismo in Alaska.
anno 1994.- lo sperone Sud del Mount McKinley, a 20 chilometri inclusi dalla pista d’atterraggio del ramo Sudest del Kahiltna Glacier, è scalato in una sola volta nella sua interezza da M. Asprey, R. Bauer, M. Brown, T. Rowland, M. Vancerbeek e T. Whalen.
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