Giovanni Trincavelli, candidato sindaco alle elezioni amministrative di Mandello del 2015 con la lista del Movimento 5 Stelle, ci invia questo suo intervento in tema di Europa, economia e sistema politico italiano:
Questo scritto è per motivare le mie affermazioni apparse sulla pagine di Facebook dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle di Mandello che riporto qui di seguito: “Mai e poi mai avrei pensato di affermare con certezza e obiettività che il “condannato” Silvio Berlusconi è infinitamente meglio di questa “sinistra” (quasi tutta e non certo l’elettorato) vomitevole e corrotta. E che il Sole 24Ore (insieme al Fatto Quotidiano e a poche altre) è l’ultima testata giornalistica libera. Un consiglio: andatevene finché siete in tempo!”.
Queste affermazioni fanno riferimento alla situazione politico-economica attuale che si è venuta a creare a causa di scelte a dir poco avventate e condivise da un sistema politico fine a se stesso.
Da sempre i governi di tutti gli Stati cercano di dare stabilità ai mercati e all’economia in un contesto più o meno democratico.
Con la caduta del comunismo si è aperta una nuova fase economica che ha portato al concetto di “moneta senza Stato”. Si è così arrivati agli accordi di Maastricht e all’istituzione dell’euro.
Per una migliore comprensione, riporto le impressioni di Guido Carli, già ministro italiano del Tesoro, al ritorno da Maastricht dopo aver firmato gli accordi contenuti nel trattato: “L’Unione europea implica la concezione dello “Stato minimo”, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione delle modalità di composizione della spesa, una redistribuzione delle responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari e aumenti quella dei governi, l’autonomia impositiva per gli enti locali, il ripudio del principio della gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della scala mobile, la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema di credito e dell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionistici non soltanto da parte dei lavoratori ma anche dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola, un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi”.
Questa era invece la chiave di lettura di Mario Monti: “Il trattato equivale per l’economia italiana a una radicale riforma costituzionale. Esso rivolta come un guanto il modello di governo dell’economia”.
E Carlo Azeglio Ciampi fu il vero “traduttore” del trattato di Maastricht, dopo che il suo predecessore Paolo Baffi era stato incriminato per favoreggiamento in atti di ufficio.
Occorre ricordare che Paolo Baffi aveva denunciato i pericoli per l’economia italiana di entrare a far parte di un sistema monetario europeo. Con grande lucidità, Baffi vide tutti i rischi deflattivi impliciti nell’adozione di un’unica disciplina monetaria da parte di economie profondamente disuguali per robustezza e capacità di sviluppo.
Già nel corso degli anni Novanta l’attuazione del programma enunciato da Carli a tappe forzate con il sostanziale consenso della sinistra post-comunista.
La cultura della stabilità, dunque, pensa esclusivamente in termini di moneta e finanza ed è sostanzialmente estraneo al suo orizzonte il problema della creazione e della redistribuzione della ricchezza, che ha affaticato menti tra loro molto diverse come quelle di Adam Smith, Karl Marx e John Maynard Keynes.
Con la globalizzazione gli scenari sono cambiati e gli squilibri aumentati. Ci sentiamo profondamente offesi dalle dichiarazioni pubbliche di Silvio Berlusconi e di altri personaggi che ci definiscono “comunisti, gente che non ha mai lavorato, incompetenti”.
Per rispetto a una persona anziana evito di rispondere, ma voglio ricordare che chi ha tratto beneficio da questo cambiamento dei modelli economici non è certo la classe lavoratrice.
In occasione della crisi greca il Sole 24Ore, giornale di Confindustria, si prese l’onere di una posizione apertamente critica dei confronti del “sistema euro” titolando per tre giorni consecutivi i suoi servizi con la frase “Svegliati Europa”. Questo dovrebbe far capire quali siano le parti “sane “ di questo Paese martoriato da mafie, sistemi clientelari, corruzione, ruberie di ogni genere e da un modello economico che va urgentemente rivisto.
L’Europa comune era stata pensata come un’opportunità per i popoli che la abitano e non come un astratto concetto di regolazione dei mercati.
Un riassetto del sistema politico italiano è necessario. La sinistra non è stata in grado di fornire modelli credibili e appare come un vecchio apparato burocratico e amministrativo corrotto e fine a se stesso che osteggia il cambiamento con metodi antidemocratici.
Giovanni Trincavelli
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